Chi scrive è convinto che un progetto di conservazione, per quanto accurato ed impegnato nelle strategie, da solo non basti per garantire la persistenza attiva di un sistema che ha, in gran parte - salvo casi eccezionali di permanenza di uso - perduto la propria funzione produttiva primaria, senza riuscire ad innescare un profondo processo di utilizzo e di fruizione collettiva (turistico-didattica), come fondamentale riscoperto sistema museale attivo in cui si rispecchi l’identità dei suoi stessi abitanti. Che sia necessario, in altre parole, accendere un
nuovo sistema di microinterventi puntuali a scala di dettaglio capaci
di riattivare l’immaginario popolare della comunità che, attraverso tali
nuove presenze minimali ma significative, intese come auspicabili plusvalori
allusivi e di memoria, rinforzi l’autenticità del sistema su cui si
richiama l’attenzione. Che cioè con una doppia operazione mirata (il
progetto di conservazione dell’esistente e il progetto del nuovo che al
primo si intende accostare) attraverso il reciproco confronto, si esaltino
i caratteri individuanti della risorsa territoriale.
I nuovi episodi che si è proposto di realizzare sono stati concepiti come
piccole “finestre” esemplari aperte sulla storia, tendenti a suscitare
dei nuovi racconti popolari capaci di stimolare la riscoperta attiva
delle tradizioni locali. Sono nuovi piccoli inserti narrativi di cultura
materiale che intendono coinvolgere concettualmente ed emotivamente
con i vecchi sempre nuovi fruitori.
Sono state individuate dodici “stazioni” di un percorso amoroso,
ognuna dedicata alla rievocazione di altrettante grandi stagioni epocali
per le quali è passata la storia di Bienno. Come il duca d’Auge de i fiori
blu di Raymond Queneau il visitatore che, percorrendolo, risale oggi il
Vaso Ré da valle verso le sue “sorgenti”, si trova idealmente proiettato,
per passi successivi, all’indietro (à rebours) nei tempi lunghi della sua
stessa storia fino alla lontana e mitica preistoria camuna.
MDB