La stazione di Santa Maria Novella a Firenze rappresenta senz'altro uno degli esempi più significativi
nel panorama dell'architettura italiana moderna, sia per i contenuti architettonici del suo edificio,
sia per la rilevanza urbanistica in relazione al ruolo primario che la stazione volge, essendo interessata
da importanti flussi di traffico viaggiatori nazionali ed internazionali e costituendo un attestamento
basilare nel centro storico della città.
Il complesso progettato nel 1932 dal Gruppo toscano si è mantenuto integro negli anni,
pur evidenziando la necessità di alcuni interventi di riorganizzazione funzionale per adeguarlo alla nuova
pressante domanda del traffico viaggiatori e alle esigenze dei mutati canoni di vita sociale.
Il compartimento ferroviario aveva attivato, già da alcuni anni, un programma di interventi
mirati alla riqualificazione della lazione culminati, in occasione dei campionati mondiali di calcio « Italia
'90 », nella realizzazione di importanti opere di restauro e di architettura per migliorarne la funzionalità e
l'immagine. Tali opere, associate a piccoli e puntuali restauri, hanno permesso all'«anziana» stazione
di presentarsi in tutto il suo fascino dopo quasi sessant'anni di vita.
L'intervento, che rappresenta forse il primo significativo esempio di restauro conservativo su
organismi così complessi facenti parte del patrimonio dell'architettura italiana moderna, è scaturito
da una fase preliminare di approccio culturale all'intervento da parte del settore tecnico dell'ufficio
Potenziamento e sviluppo, costituita da un attento e meticoloso studio di ricerca e catalogazione dei
disegni originali e fotografie d'epoca di tutti i particolari componenti la complessa architettura, nella
individuazione dei materiali originari usati all'atto della costruzione e, successivamente, nella difficile
ricerca di questi materiali, in alcuni casi ormai rarissimi.
Paolo Berti